MOSTRA
“VIVERE ALLA PONTI”
Teatro Sociale di Como
ANCE Como ha promosso la mostra “Vivere alla Ponti” che ripropone alcuni arredi del maestro Gio Ponti. L’iniziativa, nata in collaborazione con la Società Palchettisti del Teatro Sociale di Como e di Molteni&C, presenta un racconto insieme intimo e professionale, dentro le case della famiglia Ponti ma anche nello Studio Ponti, tra i tecnigrafi, i redattori di Domus e gli amici come Bruno Munari, fino ai primi progetti per l’ambiente di lavoro e per luoghi pensati per chi li abita, in base all’idea dell’architetto e designer secondo cui “L’architettura è un’interpretazione della vita”.
La mostra è allestita negli spazi del Ridotto del Teatro Sociale dal 13 dicembre al 6 gennaio.
- Giornale di Cantù - 25 gennaio 2020
- Giornale di Erba - 25 gennaio 2020
- Giornale di Olgiate - 25 gennaio 2020
- La Provincia - 24 gennaio 2020
- Corriere di Como - 4 gennaio 2020
- La Provincia - 13 dicembre 2019
- Corriere di Como - 13 dicembre 2019
- Corriere di Como - 12 dicembre 2019
- Il Giorno - 10 dicembre 2019
- Como Zero - 6 dicembre 2019
- La Provincia - 5 dicembre 2019
- Corriere di Como - 5 dicembre 2019
- Corriere di Como - 30 novembre 2019
Riedizione del libro pubblicato nel 1994, il volume promosso da Ance-Como e dalla Società dei Palchettisti del Teatro Sociale contiene una scelta delle numerose lettere “illustrate” spedite da Gio Ponti, uno dei maestri del XX secolo italiano, agli amici e colleghi Ico e Luisa Parisi.
Nell’arco di parecchi anni, il grande architetto ha intessuto un rapporto epistolare basato su brevi comunicazioni (auguri, avvisi, notizie sparse, ma anche qualche notazione personale) sempre impaginati con disegni lievissimi ed eleganti, tracciati di getto direttamente sulle carte da lettera. Le lettere sono state poi donate dai Parisi alla Galleria Civica di Modena, dove sono tuttora conservate.
La ripubblicazione integrale dell’edizione 1994, catalogo di una esposizione curata da Piero Deggiovanni e introdotta da Flaminio Gualdoni, è arricchita da un testo di Paolo Donà, dalla copertina dell’artista comasco Fabrizio Musa e da nuove e accurate riproduzioni degli originali.